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  • Writer's pictureLuigi Gioia

Dono e risposta

"Se il Figlio sa farsi apertura e domanda, è perché il Padre è dono e risposta".

Nella versione del battesimo di Gesù del vangelo di Luca vi è una differenza significativa rispetto agli altri vangeli, vale a dire il fatto che Gesù si trovasse in preghiera: “Ricevuto anche lui il battesimo, mentre stava in preghiera, il cielo si aprì e discese sopra di lui lo Spirito Santo in forma corporea” (Lc 3,21-22).

Questa è una caratteristica di tutto il vangelo di Luca: ogni volta che Gesù si appresta a compiere un atto di particolare importanza, come per esempio la scelta degli apostoli, si ritira in preghiera. Lo vediamo poi pregare dopo aver compiuto miracoli strepitosi, come per esempio quello della moltiplicazione dei pani, per prendere una certa distanza rispetto all’euforia che essi provocavano. Lo ritroviamo in preghiera nel momento della tentazione e della prova come il mezzo attraverso il quale aprirsi al compimento della volontà di Dio nella sua vita.

Sarebbe un errore pensare che siccome Gesù era Dio non avesse bisogno di pregare e che lo facesse solo per darci un esempio. Quando Gesù prega in realtà ci manifesta la sua vera identità. Così quando i discepoli chiedono a Gesù di insegnare loro a pregare, la prima parola che esce dalle sue labbra è “Padre”: “Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome”. Con queste parole ci è rivelato non solo che Gesù prega, ma come prega. Ogni volta che Gesù prega, dice: “Padre, sia santificato il tuo nome non il mio. Sia fatta la tua volontà e non la mia. Venga il tuo regno e non il mio” (cfr. Mt 6,9-13). Gesù manifesta la sua identità di Figlio del Padre nella misura nella quale ci fa vedere che essere figli vuol dire attendere tutto dal Padre, mettersi a sua disposizione, aprirsi al suo disegno di salvezza.

Con il suo battesimo Gesù non ci rivela soltanto che Dio è Padre, Figlio e Spirito Santo, ma cosa questo voglia dire. Ci rivela che essere Figlio del Padre è essere preghiera, vale a dire attendere tutto come un dono del Padre e offrirgli in ritorno tutta la propria esistenza.

Questa totale remissione di se stessi al Padre è il cuore non solo dell’identità di Gesù, ma di quella di ogni cristiano. Gesù ci ha insegnato a pregare facendoci dire con lui Padre, invitandoci ad essere figli nel Figlio. Attraverso questo insegnamento ci apre la porta che ci consente progressivamente, attraverso una preghiera sempre più profonda, di entrare nella vita stessa di Dio.

La lezione di Gesù sulla preghiera nel momento del suo battesimo però non finisce qui. Questa pagina del Vangelo ci fa anche vedere quale è la risposta del Padre nella preghiera. Se il Figlio può donarsi interamente al Padre, è perché il Padre si dona interamente al Figlio. Se il Figlio sa farsi apertura e domanda, è perché il Padre è dono e risposta. Quando Gesù è in preghiera, il Padre si dona facendo scendere sul Figlio lo Spirito Santo che è appunto scambio di amore tra il Padre e il Figlio. Ed in questo dono il Padre riconosce in Gesù il Figlio e gli dice: “Tu sei figlio mio, io ti amo, in te ho posto tutto il mio compiacimento” (Mc 1,11).

Quando preghiamo abbiamo l’impressione che non succeda nulla. In realtà, ogni volta che ci mettiamo in preghiera riviviamo questa pagina del Vangelo: diciamo Padre, il Padre vede in noi il volto del Figlio, ci ama, e afferma di ciascuno di noi: “In te ho messo tutta la mia gioia, tutto il mio piacere”. Nel riconoscere in noi il volto del Figlio, ci fa dono dello Spirito Santo e così entriamo nella vita di Dio.

Sappiamo che con il battesimo siamo introdotti nella vita trinitaria, uniti a Cristo e che diventiamo figli nel Figlio. Ma ciò che si produce con il battesimo deve permeare la nostra realtà quotidiana attraverso la preghiera proprio come è avvenuto con Gesù. La preghiera è il nostro battesimo quotidiano, lunga o corta che essa sia. Anche solo quando preghiamo brevemente, nel mezzo delle nostre attività, in viaggio, in macchina, ovunque ci troviamo basta fermarci, sottrarci per un attimo alle nostre attività o alle nostre distrazioni, e invocare Dio dicendo: Padre. In ognuno di questi momenti il cielo si apre, lo Spirito Santo scende su di noi e il Padre ci dice: “Tu sei mio figlio”.




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