Il racconto della nostra vita
- Luigi Gioia
- Feb 9, 2021
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Pochi mesi dopo essere entrato in monastero, quando avevo appena 18 anni, ricordo che mi imbattei nell'autobiografia di Thomas Merton, La montagna dalle sette balze, ne sfogliai distrattamente le prime pagine e venni improvvisamente risucchiato dal flusso della narrazione. Durante i pochi giorni che mi ci vollero per divorare le pagine di questo libro fu per me come abitare in un altro mondo.
Questa autobiografia risveglio’ in me una profonda ricerca interiore.
In particolare mi aiuto’ a rendermi conto di quanto anche io considerassi la mia vita come un racconto che narravo continuamente a me stesso per decifrarne il senso.
Con il tempo ho poi capito che e’ una cosa che facciamo piu’ o meno tutti. E’ uno dei modi attraverso i quali costruiamo la nostra identita’, "rielaborando i nostri ricordi, attribuendo i nostri problemi o fallimenti a illusioni su noi stessi o a meccanismi di protezione e di fuga dalla realta’”, come dice Rowan Williams nel suo libro The Edge of Words.
Una delle piu’ grandi sfide della nostra vita e’ elaborare un racconto coerente che dica chi siamo veramente. Proprio in questi giorni sto leggendo poesie del poeta americano Dana Gioia (condividiamo lo stesso cognome ma non siamo parenti!) e in una di esse egli dice "Noi intessiamo / la trama della nostra stessa esistenza con l’aiuto di parole, / e la storia giusta ci dice chi siamo".
Adoro l'immagine del tessitore. Le sventure, le tragedie, le storie d'amore, i fallimenti, i successi, i tratti del nostro carattere, i nostri talenti, le amicizie, i viaggi, sono come tanti fili colorati. Rosso, blu, indaco (alcuni dei miei colori preferiti) sono necessari quanto i fili bianchi e neri. Questi fili danno vita a una figura attraente a seconda di come li intrecciamo.
Chiunque intraprenda questo esercizio, tuttavia, presto scopre che quando rielaboriamo i nostri ricordi essi si fondono in qualcosa che ha una vita propria. Dana Gioia afferma che "Il racconto è spesso più saggio del narratore".
Il salmista ci rivela perché ciò accade quando dice: “Non ti erano nascoste le mie ossa quando venivo formato nel segreto, intessuto nelle profondità della terra” (Salmo 139,15).
Tessiamo e siamo intessuti.
Cio’ vuol dire che comporre il racconto delle nostre vite non è solo una sfida per la nostra immaginazione. Si tratta piuttosto di un lungo e paziente lavorio per imparare a riconoscere quale delle tante voci che si agitano dentro di noi dica la verita’ su noi stessi e quello solo ascoltare.

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