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  • Writer's pictureLuigi Gioia

Impazienza e attesa


Abbiamo visto quanto sia facile soccombere alla tentazione di eludere i nostri problemi con l'illusione di soluzioni rapide, il pensiero magico e nascondendosi dietro ai regolamenti - tutti comportamenti che tradiscono la nostra impazienza con la nostra ansia e con il bisogno di ascolto degli altri - cioè, alla fine, la nostra mancanza di vera compassione.

Una nota pagina del libro dell'Ecclesiaste dice che c'è un tempo per ogni cosa: un tempo per abbracciare e un tempo per trattenersi, un tempo per cercare e un tempo per arrendersi - e possiamo aggiungere a questo elenco, “un tempo per cercare la giustizia, essere attivi nel nostro perdono e amore, e un tempo per fare una pausa e "aspettare in silenzio solo Dio" (Sal 62.1), "essere calmi" e imparare a trovare gioia nella certezza che "è il nostro Dio" (Salmo 46.10), che Dio guida la storia e che la salvezza viene da lui solo - come dice il brano del libro delle Lamentazioni che abbiamo appena ascoltato: “È bene aspettare in silenzio la salvezza del Signore”.

A volte la nostra stessa impazienza può diventare un ostacolo per riconoscere dove e come Dio agisce nella nostra vita. Ci compiacciamo così tanto nell’essere al timone che non siamo pronti ad accogliere i modi sorprendenti in cui Dio si fa vicino a noi. Proprio come nel momento del lutto, non ci sono scorciatoie, ma dobbiamo sopportare il senso di vuoto e la disperazione, sapendo che guariscono qualcosa dentro di noi, che ne siamo consapevoli o meno. Possiamo solo attendere.

Teresa d'Avila nel suo castello interiore ci mette in guardia contro una forma paradossale di cecità e sordità tipica della nostra serietà e del nostro zelo. Siamo così indaffarati con le sfide tecniche rappresentate dal dover prelevare l'acqua da un lago lontano o da un pozzo profondo attraverso elaborati sistemi di tubi e pompe prodigiosamente efficaci che non ci accorgiamo della sorgente che sgorga proprio dietro il fogliame vicino a noi e che porta l’acqua direttamente da noi, naturalmente e silenziosamente. Se avessimo alternato i nostri momenti di azione e di trambusto con pause di riposo e di silenzio, avremmo percepito il mormorio leggero della sorgente e ci saremmo deliziati nella freschezza della sua acqua.

Una delle nostre più grandi tentazioni nella vita è voler controllare tutto - anche le nostre relazioni, inclusa quella con Dio, incluso quello che facciamo “per Dio”. E’ fondamentale invece imparare a fermarsi, però, e non confondere questa pausa con la pigrizia. L'attesa non è passività, ma il momento in cui lasciamo che il nostro desiderio per la salvezza di Dio faccia il suo lavorio in noi. Secondo Teresa, questo stesso desiderio è l'acqua viva donata da Dio che sgorga dal di dentro.




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