"Il cantico di Maria descrive il momento in cui capisce, la sua mente si apre, e vede l'intera immagine".
Praticamente tutti gli italiani della mia generazione hanno letto il celebre Libro Cuore dello scrittore novecentesco Edmondo De Amicis. Anche se la sua popolarità già stava calando, all’epoca era ancora una lettura consigliata alle scuole elementari. Il racconto si presenta come un diario scandito da lettere e storie, si potrebbe dire parabole. È ambientato circa 20 anni dopo la proclamazione del Regno d'Italia (1861), e uno dei suoi aspetti più caratteristici consiste nella totale assenza di qualsiasi riferimento religioso. Il libro aveva il chiaro scopo pedagogico di sostituire i valori cristiani con virtù civiche: amore per la patria, rispetto per l'autorità e per i genitori, spirito di sacrificio, eroismo, pietà per gli umili e gli infelici. I personaggi dei racconti sono bambini che in molti casi muoiono eroicamente per aiutare i soldati durante la guerra, proteggere un membro della loro famiglia dai ladri, dare il loro posto a qualcun altro su una scialuppa di salvataggio – o fanno sacrifici straordinari, come nella storia del ragazzo che viaggia da solo dall'Italia all'Argentina per ritrovare sua madre. I personaggi sono vividamente dipinti e con una freschezza che in qualche modo riscatta il tono paternalistico e sentimentale del libro. Nonostante i suoi numerosi difetti, il Libro Cuore ebbe una enorme influenza sull'immaginario collettivo italiano e fornì una narrazione condivisa volta a rafforzare il senso di appartenenza alla giovane nazione italiana. Avendo vissuto per molti anni in tre paesi diversi, sono diventato molto consapevole di queste narrazioni condivise, di queste storie che le persone continuano a raccontare agli altri e a se stessi e per definire cosa, idealmente, significhi essere italiano, francese o britannico. Siamo diventati attenti ai pericoli dei nazionalismi, ma allo stesso tempo riconosciamo l'importanza di un senso di identità condiviso per promuovere il nostro contributo al bene comune e intrecciare le nostre vicende personali nella storia più ampia.
Questo esempio può essere utile per capire meglio ciò che accade nella scena del Vangelo che narra l’incontro di Maria con Elisabetta e contiene il famoso cantico che chiamiamo Magnificat: in questa pagina di fatti ci è descritto come funziona la Scrittura, il modo in cui essa ha un impatto sulla vita dei cristiani, intreccia le vite individuali in una narrativa più ampia.
Ad un certo punto del suo cantico Maria loda il modo in cui Dio «disperde i superbi nei pensieri del loro cuore» (Lc 1,51). Questa frase fa eco al Salmo numero 1 in cui ci è detto che coloro che meditano la Scrittura giorno e notte non solo prosperano personalmente, ma diventano parte dell'assemblea dei giusti, cioè del Popolo di Dio. Al contrario, coloro che trascurano la meditazione della Scrittura, proprio come i superbi denunciati da Maria, sono dispersi «come pula che il vento porta via» (Sal 1,4) e si auto-escludono in questo modo dalla comunità. Una conferma che Maria appartiene alla prima categoria è che i “pensieri del suo cuore” sono costantemente occupati a “fare tesoro” di tutti gli eventi della sua vita alla luce della Scrittura – due volte Luca ci dice che lei continuava a “meditarli” o “ rigirarli” nel suo cuore (Lc 2,19,51).
Osservavamo all’inizio come il Libro Cuore intendesse fornire modelli, storie, esempi che gli italiani potessero meditare e applicare a se stessi in modo non solo da poter vivere una vita migliore, ma anche per collegare le loro vite individuali alla storia e al destino della nazione. Nonostante fosse tradotto in diverse lingue, il fatto che i suoi protagonisti fossero tutti italiani significava che poteva parlare davvero in questo modo solo a persone italiane.
Questa è la maniera in cui funziona la Scrittura nel cantico di Maria anche se dobbiamo riscontrare una differenza significativa rispetto al Libro Cuore.
Anche la Scrittura, dopotutto, è una raccolta di scritti che riguardano una piccola nazione del Medio Oriente, quasi tutti i suoi personaggi sono ebrei, tutti si considerano i discendenti di una stessa persona, Abramo, e tutti sono posseduti dall'incrollabile certezza di appartenere a un popolo con un destino e un significato speciali per l'intera umanità. Del resto, questo è un popolo che è stato disperso, esiliato, perseguitato e soppresso più di ogni altro nella storia, eppure, grazie alla sua instancabile e caparbia meditazione della Scrittura, ha conservato un'unità e un'identità quasi uniche nella storia del mondo.
A differenza del Libro Cuore, però, la Scrittura funziona in questo modo non solo per il popolo ebraico, ma per persone di tutte le culture, nazioni, tribù, lingue oltre ogni confine nazionale. Pensiamoci. Tutti noi diamo per scontato che parli di noi, ci identifichiamo con i personaggi descritti da Maria: i suoi antenati sono i nostri antenati, ci consideriamo discendenti di Abramo, siamo l'Israele di cui Dio ha misericordia, gli affamati che Dio colma di beni, gli umili che innalza, quelli che temono Dio, quelli che chiamano Maria beata e gioiscono con lei nel chiamare Dio nostro salvatore. Ciò è particolarmente vero per questo cantico, il Magnificat, che recitiamo ogni giorno come se si riferisse a ciascuno di noi personalmente: sono io che magnifico il Signore, io che gioisco in lui perché riconosco le sue benedizioni nella mia vita, le grandi cose che fa per me, la sua misericordia per me, la sua fedeltà alle sue promesse per me.
Questo spiega il fascino perdurante della scena nel Vangelo di oggi. Una ragazza di 13 anni e una donna matura sono a un bivio decisivo nelle loro vite e cercano di dare un senso a ciò che sta accadendo loro. Appartengono entrambe alla categoria descritta dal Salmo 1, coloro che trovano diletto nel leggere, meditare, assaporare i Salmi, gli scritti dei Profeti, la Torah. Queste sono le storie in cui cercano il significato delle loro vite – in particolare qui cercano di capire come le loro rispettive gravidanze e le circostanze che le circondano acquistino un senso se interpretate alla luce del modo in cui Dio si comporta e parla nella Scrittura.
Quello che sta accadendo qui è esattamente lo stesso processo che Luca descrive nel dialogo tra Gesù e i discepoli di Emmaus alla fine del suo Vangelo: prima un momento di confusione – è successo qualcosa a cui non riusciamo a dare un senso; poi la meditazione di Mosè e dei Profeti. Quindi apparentemente nulla, finché a un certo punto il puzzle si ricompone, tutto ha un senso – il momento in cui, come ci è detto, le menti dei discepoli improvvisamente si aprono e capiscono la Scrittura (24.32,45), vedono l’immagine per intero.
Il cantico di Maria è questo momento di realizzazione, quando anche la sua mente si apre, e lei comprende: sono solo una ragazza giovane e inesperta, non posso offrire nessuna sicurezza terrena a questo bambino che è destinato a determinare la storia del mondo intero – ma quando medito su questo alla luce della Scrittura, vedo che proprio cosi Dio ha sempre suscitato liberatori e salvatori: Mosè nacque da una schiava, Sansone e Samuele da donne sterili; Davide era un pastorello, Eliseo un contadino. È un Dio che guarda con favore le persone che sono considerate insignificanti da un punto di vista umano. Così Maria trova gioia e pace in questo pensiero, e può superare il senso di inadeguatezza, la paura, l’ansia che aveva provato fino a quel momento.
Ecco come funziona la Scrittura. La ascoltiamo almeno ogni domenica, ogni giorno se recitiamo la preghiera del mattino o della sera – oppure cerchiamo di leggerla da soli. Sappiamo che parla di noi ma come si applichi alla nostra vita non è sempre immediatamente chiaro. Per questo abbiamo bisogno delle circostanze della vita, specialmente dei momenti di sfida, frustrazione, angoscia, dubbio, paura. Se abbiamo continuato a meditare la Scrittura nel nostro cuore “giorno e notte”, come dice il Salmo 1 e come fa Maria, allora, a un certo punto, tutto acquisterà un senso, anche noi vedremo l’intera immagine – le nostre menti si apriranno. Le parole di Maria saranno vere della nostra vita tanto quanto lo furono della sua: anche il nostro spirito gioirà in Dio nostro Salvatore perché anche per noi il Potente vuole fare grandi cose.
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