Non stiamo andando alla deriva. La nostra vita non è senza senso. Siamo invece sulla via più diritta e più sicura verso il Padre.
Il Vangelo ci assicura che: «Ogni uomo vedrà la salvezza di Dio» (Lc 3,6), cioè la sperimenterà con una evidenza nuova. Grazie alla fede diventiamo progressivamente capaci di percepire la presenza e l’azione di Dio nelle nostre vite e nella storia, di capirne le dinamiche. Da una parte ci è richiesto di “preparare la via al Signore e di raddrizzare i suoi sentieri” come se ciò dipendesse da noi. Dall’altra questa stessa azione è presentata come il risultato della salvezza di Dio: “Ogni burrone sarà riempito, ogni monte e ogni colle sarà abbassato; le vie tortuose diverranno diritte e quelle impervie, spianate” (Lc 3,4-5).
Come raddrizzare la via attraverso la quale andiamo al Signore? Legittimamente possiamo affermare con Tommaso: «Signore, non sappiamo dove vai e come possiamo conoscere la via?» (Gv 14,5). La risposta di Gesù ci fornisce la chiave per interpretare il vangelo di oggi: «Io sono la via, la verità e la vita» (Gv 14,6). Luca non parla veramente di una strada ma fornisce un’immagine: sta parlando di Gesù, perché solo lui è la via. Tutta la nostra vita è un cammino. Il cammino diritto, senza dirupi, senza pericoli, è Gesù stesso.
Appena usciti dal seno materno, il Padre ci ha presi con le sue mani. Con il battesimo siamo diventati figli di Dio e siamo stati messi in questa via che è Gesù stesso, nella quale i dirupi sono riempiti, i colli sono abbassati, le vie tortuose sono raddrizzate e quelle impervie sono spianate. Uniti strettamente a Cristo, attraverso la fede, quello che succede a Cristo succede a noi, perché siamo diventati una sola cosa con lui e partecipiamo a questa sua unione con il Padre. “Grazie a lui – come lo dice la lettera agli Ebrei – abbiamo accesso al Padre” (Eb 4,14).
Più avanziamo in questa via, più diventiamo capaci di vedere la salvezza di Dio. Non si tratta però di un processo scontato. Vedere, cioè percepire chiaramente il modo in cui Dio interviene nella storia non è facile. Spesso tutto nella nostra vita sembra contraddire questa promessa. La vita del cristiano non è diversa da quella di ogni altra persona. Il cristiano è esposto alle stesse preoccupazioni, le stesse prove, le stesse malattie, la stessa solitudine, incontra la stessa morte di ogni altra persona. Il cristiano è esposto come ogni altro essere umano alla non evidenza di Dio: “Dio nessuno lo ha mai visto” (Gv 1,18) e nessuno mai lo vedrà, fino al momento nel quale ritornerà in gloria.
Sembra che la fede non cambi nulla riguardo a questo aspetto della nostra condizione umana. Certo questa fede ci assicura che siamo sulla via sicura che è Cristo, perché con il battesimo siamo stati uniti a lui; ci assicura poi che la salvezza di Dio si è manifestata, è presente, è in azione, e che il regno di Dio è stato inaugurato. Ma sembra che concretamente nulla cambi.
Progressivamente però questa stessa fede apre i nostri occhi alla salvezza di Dio e ci permette di discernerla. Poco a poco sperimentiamo che Dio si occupa di noi e ci scopriamo misteriosamente capaci di affidarci a colui che può tutto: “Nulla è impossibile a Dio” (Lc 1,37). Soprattutto impariamo che neanche le nostre debolezze, neanche il nostro peccato possono separarci da Cristo – come lo dice Paolo: “Chi potrà separarmi dall’amore di Cristo?” (Rm 8,35).
La via verso il Padre è Cristo. Camminiamo lungo questa via restando uniti a lui per mezzo della fede. Quello che potrebbe separarci da Cristo è il peccato. Ma quando il peccato è riconosciuto e confessato diventa via di accesso al perdono, occasione di balzare in avanti, di avvicinarsi ancora di più a Dio, di guadagnare terreno.
La prima lettura si conclude con una promessa consolante: “Dio ricondurrà Israele con gioia alla luce della sua gloria, con la misericordia e la giustizia che vengono da lui” (Bar 5,9). Il modo nel quale Dio ci conduce nel cammino verso di lui è la sua misericordia. Per questo il peccato non è più un ostacolo, perché il Signore ci conduce attraverso il perdono di ogni nostra resistenza, di ogni nostra cecità, di ogni nostro ritardo. La cura che il Signore ci prodiga in questo cammino è tale che “le selve ed ogni albero odoroso faranno ombra a noi sul nostro cammino come hanno fatto ombra ad Israele nel suo cammino nel deserto” (Bar 5,8).
Forti di questa speranza rinnoviamo la nostra fede. Non stiamo andando alla deriva. La nostra vita non è senza senso. Siamo in un cammino nel quale i dirupi sono stati riempiti, i colli abbassati, le vie tortuose raddrizzate, le vie impervie spianate. Siamo sulla via più diritta e più sicura verso il Padre. Questa via è Gesù. E anche se nella nostra vita spesso abbiamo l’impressione che nulla cambi, la fede ci concede la possibilità di vedere, di riconoscere la salvezza di Dio.
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