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  • Writer's pictureLuigi Gioia

Regolamenti e racconto


Siamo in gran parte il prodotto della nostra fede moderna nel modello burocratico e gestionale weberiano in cui ogni sfida è gestita attraverso normative sempre più dettagliate e il potere di farle rispettare basato sul controllo capillare (e terrificante) reso possibile dalla sorveglianza digitale.

I regolamenti ovviamente sono inevitabili, ma solo se non ci fanno dimenticare che le soluzioni reali e durature non sono quelle imposte dal di fuori, ma quelle che siamo pazientemente aiutati a scoprire e coltivare dal di dentro. L’osservanza esteriore e l'adesione interiore non sono la stessa cosa. In entrambi i casi compio l’azione assegnatami, ma il mio agire può essere stimolato dal desiderio e dall'immaginazione solo quando diventa il frutto di una convinzione personale.

Nella nostra società come nella chiesa abbiamo bisogno di guide che capiscano questo veramente, e che invece di far piovere regolamenti dall'alto imparino a mostrare empatia, incoraggiamento e a cercare modi per ispirarci.

Naturalmente, non c'è carenza di regolamenti nella Scrittura - basti pensare al libro del Levitico. Quando leggiamo alcuni di questi regolamenti, tuttavia, come per esempio il divieto isterico di mangiare molluschi, potremmo legittimamente chiederci se il fatto che siano attribuiti a Dio non sia solo un altro trucco fin troppo umano escogitato al fine di accrescerne il potere coercitivo. Dio però sembra disposto a lasciarsi strumentalizzare in questo modo, almeno provvisoriamente, con un solo scopo in mente: aiutarci a percepire la differenza tra una religiosità basata su regolamenti e la fede annunciata da Gesù Cristo, che ci libera dalla legge e ci dona la libertà dei figli di Dio.

I cristiani ovviamente non sono dei libertari. Piuttosto, cercano di imparare dal loro Dio che una società giusta non si basa solo su compromessi negoziati ma sulla dedizione reciproca, la pazienza e la solidarietà. I moralisti spesso sono avviliti dalla riluttanza di Gesù a dare regole chiare e dalla sua predilezione per i racconti. Raccontare storie e parabole è più consono ad un Dio che è diventato uno di noi perché vuole salvarci condividendo il lento, disordinato, sinuoso percorso della nostra vita quotidiana. Sa che ci fidiamo solo di coloro che possono dimostrare di conoscerci davvero, di capire le nostre difficoltà dal di dentro e di saper trovare le parole che risuonano veramente con la nostra situazione e per questo hanno il potere di toccarci e confortarci.

Più che mai nelle circostanze attuali, mostreremo che siamo discepoli di Cristo non solo attraverso la scrupolosità delle nostre prescrizioni e l'osservanza di regolamenti, ma piuttosto attraverso la nostra disponibilità a condividere i pesi gli uni degli altri e a imparare un po’ di più a imitare la compassione di Dio e la sua amorevole cura per ognuno di noi.



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