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  • Writer's pictureLuigi Gioia

Riposare in Dio


Un tema ricorrente nel libro dei Salmi è il riposo. Il vero riposo. Siamo capaci di prenderci una pausa, fare una siesta, ma potremmo essere sorpresi di scoprire che non sappiamo davvero come riposare in un modo che veramente ci ristori.

«Sta’ in silenzio davanti al Signore e spera in lui» (Sal 37,7) oppure: «Solo in Dio riposa l’anima mia» (Sal 62,2-3.6).

Il contesto generalmente è un livello di una fiducia nel Signore tale che possiamo dormire senza ansia, nel modo descritto dal Salmo 127:

“Se il Signore non costruisce la casa, invano si affaticano i costruttori. Se il Signore non vigila sulla città, invano veglia la sentinella. Invano vi alzate di buon mattino e tardi andate a riposare, voi che mangiate un pane di fatica: al suo prediletto egli lo darà nel sonno” (Sal 127,1-2).

Una volta incontrai un prete che per anni aveva cercato invano di raccogliere denaro per costruire un centro di accoglienza nella sua parrocchia, di cui c’era un grande bisogno. Poi, un giorno, il proprietario di una lussuosissima casa distante pochi metri dalla chiesa, regalò l’edificio alla parrocchia, senza spiegazioni e senza che nessuno glielo avesse chiesto. La ragione per cui mi ricordo in modo particolare di questo episodio è che il prete battezzò quella casa Nisi Dominus, che è la traduzione latina delle due parole iniziali del salmo citato poc’anzi: «Se il Signore non costruisce la casa…». Non si tratta di aspettarsi che le case piovano dal cielo, ma di riconoscere che senza il Signore tutti i nostri sforzi sono vani: «Senza di me non potete fare nulla» (Gv 15,5).

Quindi il Signore concede il sonno a coloro che ama! Una promessa incoraggiante! Come il riposo, l’abitudine di affrontare preoccupazioni e ansie opponendo loro la fiducia è un modo per riposare nel Signore, per aspettare che sia lui ad agire. Non è una forma di passività ma per molti versi il modo più efficace per essere presente a ciò che sta accadendo: «Dormo, ma il mio cuore veglia » (Ct 5,2), dice il Cantico dei Cantici.

Spesso nella mia vita ho visto che non è bene essere troppo volontaristi riguardo alle cose. Piuttosto, faccio del mio meglio per discernere qual è la cosa giusta da fare, cerco di avviarne la realizzazione, ma poi faccio sempre un passo indietro, mi fermo e aspetto per vedere se le cose funzionano da sole. Ho incontrato persone non credenti eppure bravissime in questo - mi dicono: A volte, devi fidarti dell'universo!

Questo tipo di riposo è l’esatto opposto della pigrizia. Niente è più difficile che mantenere la calma nelle innumerevoli occasioni delle nostre vite in cui dobbiamo affrontare prove, difficoltà insormontabili, profonde incertezze sul futuro o sul buon esito di alcuni eventi, ingiustizie e qualsiasi altra situazione in cui le nostre possibilità di intervento sono limitate. Siamo tentati di agitarci, di arrenderci al panico, all’ansia o alla rabbia, quando proprio questi sarebbero i momenti per stare «in silenzio davanti al Signore» e sperare in lui (Sal 37,7).

Questo può diventare uno stile di vita, magnificamente catturato dal breve e squisito Salmo 131 che paragona colui che pone la propria speranza nel Signore a un bimbo svezzato tra le braccia di sua madre:

“Signore, non si esalta il mio cuore né i miei occhi guardano in alto; non vado cercando cose grandi né meraviglie più alte di me. Io invece resto quieto e sereno: come un bimbo svezzato in braccio a sua madre, come un bimbo svezzato è in me l’anima mia” (Sal 131,1-2).

Come ben dice il teologo ortodosso francese Olivier Clément, nella preghiera come nella vita, a volte è bene solo “fermarsi e ascoltare, assaporare il riposo, diventare un calice pronto per essere riempito, sospesi in una attesa silenziosa”.




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