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  • Writer's pictureLuigi Gioia

Sulla stessa barca


Piazza di San Pietro ieri sera appariva vuota ma era in realta’ più affollata che mai. Persone da tutto il mondo si sono strette intorno a Papa Francesco per un momento di riflessione e di preghiera per mezzo dei loro smartphone, tablet e televisori. Fisicamente eravamo separati ma avvertivamo tutti una solidarietà e un’appartenenza reciproca più forte che mai.

Papa Francesco ha dato parole ai sentimenti di tutti noi quando ha affermato

“Ci siamo resi conto di trovarci sulla stessa barca, tutti fragili e disorientati, ma nello stesso tempo importanti e necessari, tutti chiamati a remare insieme, tutti bisognosi di confortarci a vicenda. Su questa barca... ci siamo tutti”.

La maggior parte delle tragedie che colpiscono il mondo tendono ad affliggere i più poveri e i più deboli. Una delle peggiori epidemie dell'ultimo decennio, l'ebola, ha decimato soprattutto popolazioni africane ed e’ apparsa completamente distante alla maggior parte di noi. I nostri paesi occidentali hanno cominciato a sperimentare terribili conseguenze dei cambiamenti climatici, ma la maggior parte di noi ne ha sentito parlare semplicemente al telegiornale, in modo tale che coloro che vogliono sottrarsi alla solidarietà e alla corresponsabilità possono farlo senza subire nessun impatto negativo immediato sulle loro vite.

Con l'attuale pandemia, tuttavia, ciò non è più possibile. Il virus si sta dimostrando straordinariamente egualitario, colpisce tutti, infetta anche i nostri leader mondiali. Facendo eco alle parole di Papa Francesco, in un articolo pubblicato sul The Atlantic Ed Yong afferma che

“Le pandemie sono esperienze di democratizzazione. Le persone i cui privilegi e potere normalmente proteggono da una crisi affrontano quarantene, risultano positivi e perdono i loro cari”.

Sì, ci siamo resi conto che siamo sulla stessa barca, non solo perché siamo tutti minacciati allo stesso modo, ma soprattutto perché, più che mai, possiamo superare questa crisi solo se tutti uniamo i nostri sforzi, se tutti pensiamo non solo a noi stessi ma anche agli altri.

Questa epidemia non è colpa di nessuno ma diventa un compito per tutti.

Proprio come gli incendi, i terremoti e gli tsunami, le epidemie succedono e cercare di attribuirle a chiunque, incluso Dio, è inutile ed e’ irresponsabile. Papa Francesco lo ha detto con forza: l'epidemia non è il risultato del giudizio di Dio ma una chiamata al nostro giudizio, cioè alla nostra capacità di prendere decisioni ponderate. Più che mai, questo è un momento per capire che siamo in questo tutti insieme e che l'unica via d'uscita è tutti insieme. E penso che possiamo essere d’accordo sul fatto che questa non è una cosa malvagia – niente affatto




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